European Accessibility Act: la rivoluzione silenziosa che cambia il digitale

Accessibilità digitale
C’è una rivoluzione in corso. Silenziosa, ma determinata. Non ha il fragore delle crisi finanziarie né l’impatto immediato delle nuove tecnologie, ma sta per cambiare il volto del web così come lo conosciamo. È la rivoluzione dell’accessibilità digitale. E ha una data precisa: 28 giugno 2025.
Quel giorno, milioni di siti web, app e piattaforme digitali dovranno parlare un linguaggio nuovo. Un linguaggio che includa davvero tutti, soprattutto chi, fino ad oggi, è stato troppo spesso ignorato: le persone con disabilità.
È questo lo spirito che anima l’European Accessibility Act (EAA), la direttiva europea che mira a rendere accessibili i servizi digitali in tutta l’Unione Europea, garantendo pari opportunità di accesso, interazione e fruizione anche a chi ha disabilità visive, uditive, motorie o cognitive.
Un salto culturale prima che normativo
La direttiva nasce con un intento nobile: rendere il mercato europeo più inclusivo, eliminando le barriere che impediscono a milioni di cittadini di usufruire appieno di servizi digitali, come siti web, piattaforme e-commerce, app mobile, servizi bancari o mezzi di trasporto.
Non si tratta solo di un obbligo legale, ma di un vero e proprio cambio di paradigma: l’accessibilità digitale diventa un vantaggio competitivo, un segnale di etica e attenzione ai bisogni reali del mercato.
Uno studio di Accenture[1] mostra infatti come le aziende davvero attente all’inclusione delle persone con disabilità guadagnano molto di più dei concorrenti:
- + 60% di fatturato
- + 160% di utile netto
- + 100% di profitto economico
Chi deve adeguarsi alla European Accessibility Act
La nuova normativa europea sull’accessibilità digitale riguarda direttamente le piccole e medie imprese (PMI). A partire dal 28 giugno 2025, tutte le aziende che rispettano almeno uno di questi due criteri saranno tenute a garantire l’accessibilità dei propri prodotti e servizi digitali:
- Hanno più di 10 dipendenti
- Oppure un fatturato annuo lordo superiore a 2 milioni di euro
Questo significa che un’ampia fetta del settore privato – comprese molte PMI operanti nell’e-commerce, nei servizi finanziari, nel trasporto, nei media digitali o nella vendita di prodotti online – sarà chiamata ad adeguarsi agli standard di accessibilità richiesti dalla Direttiva (UE) 2019/882.
Un percorso normativo già in atto da tempo
L’obbligo di accessibilità non nasce oggi. Il percorso è iniziato anni fa e si è progressivamente ampliato.
Già nel 2004 in Italia era stata introdotta la Legge 4/2004 (nota come Legge Stanca), che impone l’accessibilità ai siti web delle Pubbliche Amministrazioni. Nel 2018 poi l’obbligo è stato esteso anche alle aziende che offrono servizi al pubblico attraverso siti web o applicazioni mobili, con un fatturato medio, negli ultimi tre anni di attività, superiore a 500 milioni di euro. Oggi tocca alle PMI, e domani? Probabilmente alle microimprese
Le microimprese (aziende con meno di 10 dipendenti e un fatturato inferiore a 2 milioni di euro) ad oggi sono formalmente escluse dall’obbligo. Tuttavia, l’esenzione potrebbe essere solo temporanea. Sono infatti diversi i fattori potrebbero comunque spingere anche le microimprese verso l’adeguamento, ad esempio:
- Partecipazione a gare pubbliche
- Collaborazioni con aziende più grandi che richiedono la conformità
- Pressioni da parte del mercato e dei consumatori sensibili al tema dell’inclusività
- Opportunità commerciali e reputazionali
Quali sono i settori interessati?
L’ambito di applicazione della European Accessibility Act non si limita alla semplice presenza online di un’azienda: riguarda una serie precisa di settori strategici, scelti per il loro impatto sulla vita quotidiana delle persone e sulla fruizione dei servizi digitali.
Le aziende che operano in questi ambiti saranno tra le prime obbligate a rispettare gli standard di accessibilità, indipendentemente dalla complessità tecnica delle soluzioni che offrono.
Ma quali sono questi settori?
- E-commerce e commercio digitale: tutte le piattaforme di vendita online, dai grandi marketplace ai piccoli shop specializzati, dovranno garantire che ogni utente, anche con disabilità, possa navigare, acquistare e completare transazioni in autonomia.
- Servizi bancari e finanziari digitali: home banking, app per la gestione del denaro, piattaforme fintech.
- Media audiovisivi online: siti e app che offrono contenuti video e audio (dallo streaming alle piattaforme di news) dovranno prevedere sottotitoli, descrizioni alternative e controlli accessibili.
- Trasporto pubblico e mobilità: le aziende che gestiscono trasporti ferroviari, aeroportuali, navali o su strada sono coinvolte se offrono servizi digitali al pubblico (siti web per orari e prenotazioni, app per l’acquisto dei biglietti, pannelli informativi digitali, ecc.).
- Terminali self-service e dispositivi digitali al pubblico: biglietterie automatiche, sportelli digitali in banca, totem informativi nei negozi o nelle stazioni: ogni interfaccia dovrà essere progettata tenendo conto delle esigenze delle persone con disabilità.
Cosa significa avere un sito accessibile?
L’accessibilità digitale si basa su un principio semplice: ogni persona, indipendentemente dalle proprie capacità fisiche o cognitive, deve poter accedere e utilizzare i servizi digitali.
Le 4 regole d’oro dell’accessibilità digitale (secondo le WCAG 2.1)
I requisiti tecnici dell’EAA si basano sulle Web Content Accessibility Guidelines (WCAG) 2.1, articolate in 4 principi fondamentali:
Percepibile | Il contenuto deve poter essere percepito anche senza vista o udito. |
Utilizzabile | L’interfaccia deve essere navigabile da tutti, anche con tastiera o tecnologie assistive. |
Comprensibile | Il contenuto deve essere chiaro, coerente e facile da interpretare. |
Robusto | I contenuti devono funzionare con screen reader, browser alternativi, software vocali, etc. |
Livelli di conformità
Le WCAG si articolano su tre livelli di conformità: A, AA e AAA. Ognuno rappresenta un grado crescente di accessibilità e complessità nella messa in pratica.
Il livello A rappresenta la base minima dell’accessibilità digitale. Si tratta di requisiti essenziali che impediscono ai contenuti digitali di essere completamente inaccessibili. Da solo questo livello non garantisce un’esperienza pienamente accessibile, ma è un primo passo per renderla tale.
Il livello AA è quello richiesto dalla normativa (incluso l’EAA). Raggiungere questo standard significa offrire un’esperienza di navigazione accessibile alla maggior parte delle persone con disabilità, compresi utenti con problemi visivi, uditivi o cognitivi lievi o moderati.
Il livello AAA è il più completo e avanzato, ma non obbligatorio. Raggiungerlo è spesso possibile solo per siti con una progettazione altamente personalizzata, come quelli di enti pubblici particolarmente avanzati o aziende con una forte vocazione sociale.
I vantaggi dell’inclusività
Adottare pratiche di accessibilità digitale non è solo una risposta a un obbligo normativo: è un investimento trasversale che genera valore su più fronti.
Vantaggi etici | Vantaggi SEO |
— Dimostra rispetto per utenti con disabilità e per la diversità in generale | — Migliora il posizionamento Google, che premia i siti accessibili nei suoi algoritmi |
— Migliori la brand reputation | — Migliori la tua brand position e aumenti il traffico e le conversioni |
— Crei una user experience più fluida e inclusiva | — Riduce il bounce rate grazie a contenuti più chiari e fruibili |
— Compliance normativa | — Favorisci un passaparola positivo |
Cosa succede se non ti adegui?
Il mancato adeguamento non è un dettaglio trascurabile. Le conseguenze sono serie e concrete:
- Sanzioni amministrative
- Esclusione da bandi pubblici
- Azioni legali
- Perdita di reputazione
- Clienti insoddisfatti e minor competitività
Ricomincio da tre: perché muoversi ora verso l’accessibilità digitale.
- Tempistiche: l’audit e le modifiche richiedono settimane o mesi, specialmente su sistemi complessi.
- Complessità tecnica: correggere problemi di accessibilità può richiedere interventi sul design, sulla struttura dei contenuti e sul codice.
- Vantaggio competitivo: essere pronti prima del 2025 significa attrarre clienti attenti all’inclusione.
Il 28 giugno 2025 sembra lontano, ma per adeguare realmente un sito o un’app servono tempo, competenze e visione. L’European Accessibility Act non è solo una legge, è un’opportunità. E come tutte le buone opportunità va colta in tempo.
Se sei una PMI e vuoi essere pronto prima della scadenza, contattaci per una consulenza personalizzata.
1 Fonte: Accenture